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Materiali per tappeti: le nostre materie prime

 

Phrema Design propone un'ampia varietà di materiali per tappeti. L’accurata selezione delle materie prime è per noi una vera e propria missione.


 

Lana

La tosatura delle pecore viene effettuata in modo tradizionale e nel rispetto dell'ambiente circostante. Le lane da noi scelte non vengono trattate chimicamente e non vengono utilizzate lane di concia (metodo di recupero della lana, generalmente utilizzato per le pelli ovine, che rende la fibra più opaca e debole). 

Non utilizziamo lane rigenerate ottenute dal completo riciclaggio degli indumenti o dagli scarti delle varie lavorazioni. Queste vengono spesso trattate chimicamente per ottenere una maggior lucidità, ma sono in realtà meno resistenti all’usura quotidiana e al passare inesorabile degli anni.

La lana che abbiamo scelto proviene dal Nepal ed è ricca di lanolina che la rende soffice e corposa, resistente all'usura ed elastica, piacevole al tatto e particolarmente adatta al calpestio quotidiano.

 

Cotone

Già presente in India e Perù dal secondo millennio a.C., è secondo solo alla lana per importanza nella creazione dei tappeti.

Noi pensiamo che il cotone sia la soluzione ideale per creare l'armatura (la parte non visibile del tappeti) in quanto meno elastico della lana e di conseguenza meno soggetto a deformazioni causate dal calpestio quotidiano. Inoltre grazie alla sua naturale ruvidezza i nodi in lana che vi saranno apposti tenderanno ad ancorarsi agli orditi, garantendo una maggiore resistenza all'usura.

 

Seta

Proveniente dalla Cina, si diffuse in seguito in Medio Oriente e in Europa. Grazie alla sua naturale lucentezza, viene utilizzata per la produzione di esemplari rari e preziosi. Il suo filo è particolarmente resistente all’usura e più sottile dei normali fili di lana. Per questo è adatto alla creazione di manufatti con un’annodatura molto compatta.

Noi usiamo solo seta di prima qualità; il nostro filato non proviene da bozzoli rovinati da cui non è possibile estrarre un filo continuo o da scarti di lavorazione.

 

Alpaca

L'alpaca appartiene alla famiglia dei camelidi, ed è originario del Sud America: zona Andina, Bolivia settentrionale, e nord del Cile. La fibra di alpaca è molto pregiata e supera in qualità anche la più nota lana merino. C'è anche chi la ritiene superiore al cachemire.

Possiede inoltre molte buone qualità: è anallergica, non contiene lanolina, è traspirante, molto più calda delle altre lane pur pesando la metà e non infeltrisce.

 

Mohair

Il mohair è una fibra tessile con caratteristiche simili alla seta e si ottiene dalla capra d'angora. Quest'animale deve il nome alla capitale della Turchia Ankara, dove viene allevato da più di duemila anni. Grazie alla sua notevole lunghezza e all'estrema morbidezza questa fibra consente di ottenere anche filati ad effetto garzato.

Oltre alla lucentezza, una delle peculiarità del mohair è la sua “nervosità” che lo rende, tra le fibre naturali, la più elastica. Questa caratteristica lo rende resistente alle pieghe, donandogli una straordinaria idoneità alla realizzazione di capi ingualcibili.

Ad accrescere il suo pregio, contribuisce anche la sua attitudine alla tintura. La colorazione ben radicata nella fibra risulterà uniforme e duratura.

 

 

Lino

È la fibra più antica; usata in principio come rete da pesca. Già dal 6000 a.C. venne utilizzata sotto forma di tessuto. Si ottiene dal fusto della pianta tramite macerazione e viene usato insieme ad altre fibre (spesso il cotone) per migliorare la qualità di quest'ultime.

Caratteristiche: resistente all’usura (il frammento tessile più antico risale al 4000 a.C.), termoregolatore e ipoallergenico. La sua coltivazione non ha bisogno di pesticidi ed assorbe grandi quantità di anidride carbonica.

 

Canapa

Fibra utilizzata sin dall'antichità. Sembra che le vele dei Fenici fossero di questo materiale e dalla stessa pianta si ottiene anche la carta. La Costituzione americana venne scritta proprio sulla canapa.

Caratteristiche: i tessuti risultano resistenti all'usura, termoisolanti, e soprattutto sono riflettenti dei raggi ultravioletti e UVA. Non conducono energia elettrica, sono anallergici e tengono lontani i batteri (essendo antisettici).

 

Ortica

Anche l'utilizzo dell'ortica ad uso tessile risale all'antichità: ci sono testimonianze che ci portano all'età del bronzo. Venne dimenticata per un lungo periodo e poi riscoperta nel primo dopoguerra.

Il nome può variare a seconda della specie: Allo e Ramper sono due degli esempi. Il filato si può ottenere naturalmente per macerazione in acqua (come il lino), oppure chimicamente per macerazione in acqua e carbonato di sodio.

Il filato è resistente, 100% biodegradabile ed ecosostenibile dato che la pianta non necessita di trattamenti ed il filato si può ottenere naturalmente. I tessuti realizzati sono traspiranti, ipoallergenici ed antistatici.

 

Seta di banano

Già nel XIII secolo d.C. in Giappone si coltivavano bananeti per ottenere filati ad uso tessile. Normalmente il processo di lavorazione è chimico, i germogli raccolti dalla pianta vengono fatti bollire nella liscivia (soluzione di soda caustica). 

In altri casi invece il tronco dell’albero viene prima tagliato, frantumato e  successivamente ammorbidito per preparare il prodotto all'estrazione della fibra in maniera meccanica.

 

Seta di bambù 

Il bambù, come altre fibre naturali, ha molti pregi: è ecosostenibile (non necessita trattamenti chimici e addirittura migliora i terreni in cui cresce), i tessuti sono 100% biodegradabili, ipoallergenici, antimicrobici, caldi d'inverno e freschi d'estate, e garantiscono uno schermo totale ai raggi UV.

Bisogna fare attenzione però al metodo con cui viene estratta la fibra:

Chimicamente - la materia prima subisce un trattamento artificiale da cui si ricava una cellulosa. In questo caso è più corretto parlare di “viscosa di bambù”.

Naturale - il procedimento è molto simile a quello del lino. Il filato risulterà meno lucente, ma più pregiato, resistente e salutare.

 


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